Katarina
Katarina Zuzek e la sua esperienza allo SFA giovani come volontaria del servizio civile.
Parlaci di te, prima della tua esperienza al CEST
Sono una giovane ragazza con il diploma di tecnico dei servizi sociosanitari e in quel periodo, stavo svolgendo alcune esperienze di volontariato, come l’animatrice sociale in ospedale e la volontaria presso “Nati per leggere”, corso fornito dal centro salute bambino che si occupa di leggere ai bambini, dalla fascia dei 0 ai 6 anni.
Queste esperienze mi avevano insegnato quanto fosse importante avere un buon approccio con le persone, usando con ognuno di loro l’ascolto attivo, quindi dando valore alla persona che ho davanti
A cosa si deve la tua scelta di svolgere il servizio civile?
La mia scelta di svolgere il servizio civile è nata dalla voglia di mettermi in gioco e su consiglio di alcuni volontari che avevano avuto modo di viverlo prima di me. Ho pensato che farlo mi avrebbe permesso di vedere e provare sul campo ciò che avevo studiato a scuola e avrei dedicato un anno della mia vita in modo significativo in un ambito che mi interessava molto .
Per quale motivo hai scelto di dare il tuo contributo all'associazione CEST?
Nello specifico, mi sono interessata al progetto CEST, perché mi appassionava vedere come i giovani si relazionano con gli educatori e gli operatori volontari e mi incuriosiva conoscere meglio come è organizzato e gestito un centro socio educativo.
Raccontaci la tua esperienza allo SFA giovani
La mia esperienza allo SFA è stata soddisfacente, perché mi ha permesso di acquisire competenze, come il lavoro di gruppo e mi ha migliorato come persona. Il lavoro di gruppo tra gli educatori e gli operatori volontari è stato indispensabile, perché era importante che ci fossimo confrontati prima, in modo da gestire al meglio la giornata.
Quest’esperienza mi ha permesso di vedere il rapporto di fiducia che l’educatore crea con il giovane e quanto l’educatore diventi proprio una figura di riferimento nella vita del ragazzo, ho compreso quindi quanto il tempo dedicato ad ascoltarlo e a capirlo, permetta poi di conoscerlo meglio.
Con il passare dei mesi è stato piacevole vedere come hanno imparato a fidarsi anche di noi operatori volontari e hanno iniziato ad aprirsi e a confidarsi.
Qual è, ora, il tuo rapporto con la disabilità psichica dopo la tua condivisione giornaliera allo SFA?
Se la disabilità era qualcosa che già dapprima non mi intimoriva, perché ho avuto modo di vivere con un cugino con una malformazione, e già lui mi aveva permesso di abbattere tanti muri, ora il mio rapporto con la disabilità psichica è solo migliorato, perché conosco meglio come un giovane viva la giornata. So quanto anche lui/lei e loro abbiano bisogno di essere ascoltati, compresi e quanto sia importante riuscire a soddisfare necessità, desideri e bisogni, in modo che possano vivere una vita il più dignitosa possibile
Ti piacerebbe lavorare in questo campo o hai altri progetti per il futuro?
Mi piacerebbe molto poter lavorare in questo campo e ho un progetto, che sarebbe quello di unire due passioni che ho, la passione dei viaggi a questa, del prendersi cura di questi giovani. Mi piacerebbe che potessero viaggiare di più, perché credo che ne sarebbero contenti e ciò darebbe benefici a lungo termine